Chrome bloccherà le pubblicità intrusive

da 18 Feb, 2018Notizie0 commenti

Dal 15 febbraio, il browser Chrome di Google (il più diffuso tra gli internauti) dovrebbe bloccare automaticamente alcuni tipi di pubblicità online con l’obiettivo di rendere la navigazione in rete più semplice. Non solo: sui siti che non rispettano le regole definite dalle associazioni di pubblicità, Chrome bloccherà tutta la pubblicità, anche quella di Google.

Il gigante di Mountain View ha descritto il cambiamento come uno sforzo collettivo del settore per liberare internet da spam e pop-up rendendo invece altre tipologie di pubblicità più attraenti per gli utenti. Nonostante i buoni propositi, sono in molti a contestare a Google le modalità con cui ha definito gli standard per selezionare le pubblicità da salvare da quelle da scartare. Come riferito dal Wall Street Journal, alcuni sostengono che l’azienda stia semplicemente cercando di salvaguardare i propri interessi convincendo gli inserzionisti a preferire la galassia Google perché meno propensa all’utilizzo di ad blocker. Per Google, la pubblicità è la maggiore fonte di ricavi e lo scorso anno ha generato circa 95 miliardi. Ogni 10 dollari spesi per annunci sul web, 3 vanno al colosso internet.

Mountain View ha spiegato il cambiamento come uno sforzo collettivo del settore per liberare internet da spam e pop-up rendendo invece altre tipologie di pubblicità più attraenti per gli utenti. Aziende di ad-blocker sul piede di guerra.

Sul caso si è espresso anche Gary Reback, un avvocato della Silicon Valley specializzato in antitrust che sul finire degli anni ’90 convinse il Dipartimento di giustizia americano a lanciare una causa contro Microsoft (accusato di essere un monopolio e di compiere pratiche anticompetitive in favore del suo sistema operativo e del suo browser). Reback rappresenta una società specializzata negli ad-blocker e che già si è lamentata con le autorità Antitrust europee per il comportamento di Google.

Secondo l’avvocato “Google sta utilizzando la sua forte posizione nel mercato dei browser per impedire agli utenti di usare app di parti terze che bloccano le pubblicità che Google vuole per generare profitti”. Google dal canto suo ha rispedito l’accusa al mittente negando di avere avuto una pesante influenza e precisando di essere parte di “coalition for better ads”, gruppo di inserzionisti, editori e gruppi tech che ha stabilito quali sono le pubblicità più fastidiose per gli utenti e che fanno decidere a questi ultimi di adottare un ad blocker.

Una portavoce di Google ha fatto sapere che la società “resta impegnata nel tentativo di migliorare l’esperienza online legata alla pubblicità, lavorando in collaborazione con l’industria pubblicitaria” attraverso la coalizione annunciata alla stampa nel settembre 2016. Stando alle fonti del Wsj, Google è stato il gruppo più influente a determinare le regole del gioco e a capitanare la ricerca per capire quale tipo di pubblicità è considerata fastidiosa dalle persone.